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IL SEGRETO DEGLI AMANTI DIVINI



Le rappresentazioni pittoriche dell'"Isola delle Gemme" sono sempre descrizioni dello Sri Yantra.
Quella che pubblico sotto è particolarmente interessante:



Ritrae sri bhagavatī (DURGA) e il suo sposo, sri bhagavat (SHIVA) che, muniti entrambi di archi e frecce, siedono tranquillamente su un cadavere.
La prima cosa su cui soffermarsi, secondo me, è il significato della parola bhavagat.
Di solito viene tradotto con "BEATO", ma anche con "ASSOLUTO", "DIO", "VENERABILE", "GLORIOSO".

Il suo significato letterale è un po' diverso:

वत् vat significa "COME", "IDENTICO A..." oppure, alla fine di una frase, "PIENO DI...".

भग bhaga invece vuol dire, senza ombra di dubbio, "VAGINA".

Bhagavat è quindi "COLUI CHE E' PIENO DI VAGINA/E" o che è "COME UNA VAGINA".
Di fatto ci troviamo di fronte ad un ritratto del SIGNOR PIENO DI VAGINE e della sua consorte.
Potrebbe sembrare uno scherzo, ma se si osserva bene il parasole sopra le loro teste si vedrà che è uno sri yantra tridimensionale.





Le vagine di cui sono pieni i due sposi sono i triangoli del Diagramma dell'Universo (TRIANGOLO = YONI).

Il cadavere sul quale sono seduti i due sposi è śiva śava, con शव śava che significa"CADAVERE", "CARCASSA"





sotto di lui si vedono, piccoli piccoli, gli dei più importanti del pantheon induista, a significare il loro essere una emissione, una derivazione in scala ridotta dei due "sposi divini".

Per cogliere il significato di śiva śava bisogna considerare che in sanscritto l'aspetto sonoro, grafico e simbolico delle lettere sono indissolubilmente legati.

La lettera I è una delle "TRE POTENZE ORIGINARIE:

अ a - la "POTENZA SUPREMA" -

इ i - la "POTENZA DEL DESIDERIO"-

उ u - la "POTENZA DELL'ESPANSIONE"-

Dalle tre potenze originarie nascono tutte le classi di sillabe consonantiche dell'alfabeto dell'alfabeto sanscrito:

dalla अ a nascono le consonanti gutturali (ka ecc.), dalla उ u le consonanti labiali (paecc.) e dalla इ i, che per questo è detta "TRIPLICE POTENZA" o "TRIPLICE VOLONTA'/DESIDERIO", le consonanti palatali, linguali e dentali (serie della ca, della ṭa e della ta). La lettera इ i, la TRIPLICE VOLONTA', ha la forma di un serpentello a tre spire "इ", ma quando viene inserito dopo una sillaba si trasforma in un bastone con una mezzaluna sopra, quasi un zampillo d'acqua che va a bagnare la lettera che la precede nell'emissione vocale, così, ad esempio "शव" śava con la "इ" idiviene "शिव" śiva:




So che queste deduzioni possono apparire cervellotiche, ma occorre considerare la scrittura sanscrita per quello che è, una lingua "POLISEMANTICA" chiamata देवनागरी devanāgarī [termine che può essere tradotto con CITTA' (nagarī) degli DEI (deva), "SCRITTURA DELLA CITTA' DEGLI DEI", "ERBA DEL GIOCO" o "FEMMINA MISTERIOSA"] che rappresenta un codice destinato a più livelli di comprensione.

La I, la TRIPLICE VOLONTA'/DESIDERIO, dà vita e capacità creativa al Cadavere.

A fianco dei due dei dell'Isola delle Gemme ci sono due ancelle che reggono uno scacciamosche.


Coppie di donne o uomini impegnati a far vento alle divinità si trovano spesso nelle rappresentazione tantriche e, di solito, non si dà loro troppa importanza, ma occorre tener presente che nell'arte sacra indiana (e non solo indiana) non c'è niente di casuale e trascurabile.
Nella foto sotto (segnalata da Andrea Pagano) che ritrae un dipinto su stoffa, si vede un tridente in mezzo a due occhi e due personaggi, uno blu ed uno bianco, intenti a far vento:




I due dipinti (l'Isola delle Gemme e il Tridente) sono interpretazioni diverse delle stesse soggetto, e danno, entrambi, INDICAZIONI TECNICHE, OPERATIVE sulla pratica dello Yoga.

Il "fare vento" indica che abbiamo a che fare con i "soffi vitali" (vāyu). i due personaggi che "portano" gli scacciamosche sono i "PORTATORI DI BASTONE", i soffi vitali che hanno il compito di risvegliare kuṇḍalinī e di portarla al cakra dell'ombelico, dove, da morbida e sinuosa che era, diverrà "dritta e rigida come un bastone".

Il tridente rappresenta la sillaba औ au che, ci dice Abhinavagupta () simboleggia l'abbraccio delle due divinità.

i due punti rossi incastonati nelle sfere dipinte tra le punte del tridente sono i due punti del visarga ":".

Gli occhi tra cui si innalza il tridente sono lo sguardo della Sposa, lo sguardo, perAbhinavagupta (Tantrasara) che riaccende il desiderio dell'amante ed è indicato dalla lettera स् s.

Come risultato abbiamo il mantra "segreto" सौः sauḥ.

Tre simboli diversi (l'Isola delle gemme, il Tridente e lo Yoni Lingam) rimandano al medesimo bija mantra:




Un suono che secondo i testi tantrici, l'uomo non può percepire senza l'aiuto della propria compagna, perchè è dal corpo della donna che viene emesso, spontaneamente, nell'istante che precede l'orgasmo.
A questo punto la traduzione letterale della parola bhagavat (solitamente tradotto con BEATO) ovvero COME LA VAGINA o PIENO DI VAGINA, assume significati assai importanti per i praticanti di Yoga.
Molte delle indicazioni "operative" contenute nei testi, nelle rappresentazioni pittoriche e scultoree, nei mantra, non vengono, di solito, comprese perchè siamo portati ad interpretarle con la zavorra della nostra cultura, decisamente maschilista. Siamo così condizionati dai nostri pregiudizi che anche i simboli più chiari ed espliciti vengono interpretati "alla rovescia".

Un esempio tra tutti: 
il Dio śiva che per noi rappresenta l'archetipo della virilità (il Lingam, il tridente, le mirabolanti performance erotiche con Sati e Parvati...) in realtà rappresenta la luna, per noi occidentali simbolo della femminilità. Basta guardare una sua qualunque rappresentazione o leggerne la descrizione sui testi per rendersene conto:


śiva è blu, come la luce lunare, danza con la grazia e la scioltezza di una ballerina dell'Opera e sfoggia un pacchianissimo fermacapelli d'argento a forma di luna crescente.
Se analizziamo i miti e i simboli indiani con le nostre categorie mentali rischiamo di recepire gli insegnamenti in maniera errata.
Le equivalenze LUNA= FEMMINILE e SOLE= MASCHILE e la dicotomia SOLE/MASCHIO/ATTIVITA' - LUNA/FEMMINA/PASSIVITA' che noi diamo per scontate, anzi archetipiche, non valgono per la filosofia che sta alla base dello Yoga, basata non sul dualismo, ma su quello che potremo definire TRINITARISMO.

L'ASSOLUTO è UNO (एकम् ekam) ma è anche TRINO.

La vita dell'universo è simboleggiata da un triangolo che ha per vertici il FUOCO, il SOLE e la LUNA







Il SOLE è काम kāma, ovvero la coppia di sposi dell'Isola delle Gemme,

la LUNA è शिव śiva e il FUOCO è शक्ति śakti.

L'impulso alla manifestazione dato da शक्ति śakti/FUOCO si esprime con un movimento antiorario che porta alla formazione del primo triangolo dello Sri Yantra, con il vertice in basso (FUOCO). Questo impulso antiorario che permane per inerzia nella rotazione dei pianeti, fa assumere simbolicamente a tutte e tre le "entità" il carattere di energia, śakti, che nel manifestato assume la forma delle tre kuṇḍalinī dette di Fuoco, Sole e Luna. La via dell'AMORE conosciuta in occidente come VIA DI EROS DIVINO sarebbe, simbolicamente, l'asse che lega il FUOCO del triangolo inferiore al vertice del triangolo superiore (kāma) e i veicoli per percorrerla sarebbero le tre kuṇḍalinī.Tutto questo impianto tra virgolette "teorico" viene espresso dal Kadi e dall'Hadi Mantra (i mantra dello Sri Yantra):

Nel kadi mantra (ka e ī la hrīm - ha sa ka ha la hrīm - sa ka la hrīm) il primo verso dedicato a kuṇḍalinī di Fuoco, viene spiegato così (vedi in questo blog " SRI VIDYA"):

ka è śiva/luna;

e è śakti/fuoco;

ī è kāma/sole;

la è kṣiti/terra nel senso di casa, patria;

hrīm è Durga nella forma di kuṇḍalinī.

Il primo verso indica la meta della pratica: un movimento in direzione oraria del KAMAKALA , una inversione del suo movimento "naturale" per"tornare a casa".

Nel secondo verso, dedicato a kuṇḍalinī di Sole, al praticante si suggerisce la maniera di invertire la "rotazione naturale" utilizzando le energie del corpo:

ha è ravi/dio del sole e "nadi di destra"del corpo umano;

sa è śītakiraṇa/luna, ma anche "colei che irradia fresco", le "nadi di sinistra del corpo umano";

ka è smāra, parola che indica il desiderio di appartenenza al dio dell'Amore;

ha è haṃsa/cigno cosmico che rappresenta i due lati del KAMAKALA: haṃ (suono del lato "solare", destra) e saḥ (suono del lato "lunare" sinistra);

la è śakra, altro nome di jyeṣṭha una delle tre dee del triangolo centrale dello sri yantra corrispondente a LAKSHMI e alla lettera "U" (le altre sono VAMA/SARASVATI , "A",e RAUDRI/PARVATI "I").

L'ultimo verso riguarda lo "sblocco dei tre nodi ("granthi") del corpo umano":

sa è para che sta per parabrahman o adi paraśakti e ci rimanda al nodo delmuladhara cakra, dove risiede la kuṇḍalinī dormiente e nel quale, simbolicamente, per il gioco di specchi della manifestazione, è contenuto lo yoni lingam che compare al vertice dello sri yantra;

ka è mara che qui é la forma terrifica di śiva detta rudra e, nel buddismo tibetano, mahākāla, e ci indica il "nodo della fronte", o meglio il palato molle, terzo nodo del corpo e dimora di rudra.

La infine è Hari/viṣṇu ad indicare il cuore, ultima destinazione di kuṇḍalinī dopo la sua "risalita".

Una risalita che indica a compimento il viaggio a ritroso dell'Essere Umano, verso la Dimora natia, luogo di RIPOSO di kuṇḍalinī e regno di Bhagavat "COLUI CHE COMPRENDE L'ESSENZA DELLA VAGINA".

shiva, visnu, brahma con UMA, LAKSHMI e SARASVATI

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