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LA LUNA, LA MADRE E GLI ANGELI

In questo periodo molto particolare, di atmosfere oniriche e coincidenze significative, di timori e meraviglia, mi sembra di vedere dei segni importanti, delle Fessure nella trama della realtà, in ogni evento. 
Sarà il caldo, sarà la suggestione. 
Gianni, mio amico e compagno di yoga e di esperienze al limite del paranormale, mi ha mandato il testo di un'intervista ad un Lama, Geshe Gedun Tharchin. La prima reazione, dopo aver letto è stata: -"E allora?"-
Il lama dice più o meno le solite cose che dicono i buddisti: l'imparmanenza, il pensiero della Morte, il bene e il male che sono inseparabili e via discorrendo.
Poi all'improvviso, il nome Gedun Tharchin mi ha dato una bella strigliata alle sinapsi, e sono tornato indietro di 14 anni, alla luna piena di Giugno del 2000.




Avevo incontrato il Geshe, (che più o meno significa "colui che fa chiarezza"), prima di una serie di manifestazioni di teatro, tra virgolette, "sacro", che stavo organizzando sul Lago di Bracciano. 
Mi regalò due manoscritti, mi dette dei consigli e mi mise in contatto con un monaco che aveva sposato un'italiana in attesa un bambino. 
Organizzammo una cerimonia del mandala, un mandala fatto di fiori, alla torre degli Anguillara. 


Poi, nella chiesa medioevale di San Francesco, mettemmo in scena uno spettacolo assurdo che avevo scritto io, sui quattro vangeli. 
Strana Roba. 
C'erano Ninad, il percussionista, e Caterina, la danzatrice, che qualche anno prima, con i quali avevo condiviso l'esperienza dei formazione con i tibetani. 
C'erano Stefano, un gurdjeviano, Enzo, un teatrante che aveva a che fare con un gruppo esoterico balinese, una cantante lirica, la mia ex moglie e la mia figlia maggiore. 
E c'erano delle altre danzatrici. 


Strana roba davvero: io facevo l'angelo e c'era una serie di coreografie e di racconti presi dai vangeli. 
Il momento culminante era una improvvisazione di voce, gesto e percussioni sui 72 nomi degli angeli, recitati e cantati come mantra. 
Caterina, la mia ex moglie e la figlia maggiore interpretavano le tre donne, tre aspetti della divinità femminile. 
La Madre, l'Amante , la Figlia , forse. 
L'effetto dello spettacolo, nella piccola chiesa in tufo, fu lisergico. 

Divenne un rito. 
Faceva caldo, come adesso, e come adesso c'era la luna piena di giugno. 
Attori e pubblico entrarono in uno stato particolare, direi meditativo. 

 

Non so se le foto danno l'idea dell'energia che circolava. 
Sembrava di vivere contemporaneamente nello stato di sogno e nello stato di veglia. 
Il giorno dopo ci sentivamo strani, qualcuno aveva la febbre, tutti avvertivano uno stato particolare, tra cuore e testa, come se qualche strana forza ci impedisse di pensare nella maniera consueta. 
Suggestione, probabilmente, o magari un casuale (?) collegamento con un qualcosa di antico, qualcosa che aveva a che fare con i simboli della Madre. 
Roba strana, comunque.

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