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ANATOMIA DELLO YOGA - UPAVISHTA KONASANA (Spaccata Frontale)




Molti praticanti, e alcuni insegnanti che conosco, hanno difficoltà ad assumere le posizioni 
come Upavishta Konasana, con le gambe in apertura.




Si arriva a dire che non sono essenziali per la pratica dello Hatha Yoga o che l'apertura 
è roba da ballerini e che dipende da una predisposizione naturale.
In realtà l'apertura è essenziale per uno Hatha Yogin, se non si padroneggiano 
le "spaccate, sarà difficile assumere correttamente Padmasana o Siddhasana.
E per ciò che riguarda la predisposizione naturale, a parte i casi di patologie più o meno gravi,
 basta osservare i bambini nei primi anni di vita: per loro Mandukasana o Upavishta Konasana sono posizioni normali.
Alcuni ci si addormentano, suscitando i gridolini di incredulità di adulti 
con il bacino contratto e le lombari accartocciate.




Per poter assumere le posizioni fondamentali dello Hatha Yoga, per prima cosa occorre 
prendere coscienza dei fantastici giochi di specchi costruiti dalla mente.
Nella nostra società le posture naturali dell'Essere Umano sono considerate innaturali e 
le abitudini errate, nate da sovrastrutture culturali, da mode, spesso, sembrano, di contro 
normali.



Nessuno di noi si stupisce nel vedere una bella donna con le gambe accavallate e le scarpe 
a punta, tacco dodici.
Anzi ci sono studi sul linguaggio del corpo, sui messaggi della seduzione e via discorrendo.
Consideriamo normale stare seduti di sbieco, con una gamba sopra l'altra e le dita dei piedi 
strizzate quasi fino alla necrosi.
Pensiamoci un attimo.
Se in un salotto televisivo mi metto seduto per terra a gambe incrociate lo strano sono io, 
e questo, dal punto di vista della, come chiamarla... Logica del Corpo(?) è ASSURDO.
Nel momento in cui diventiamo consapevoli di questo ribaltamento della Logica Corporea, 
la maniera di assumere le posture dello Hatha Yoga muta radicalmente: 
non è l'asana ad essere innaturale, sono le sovrastrutture culturali a farcelo apparire tale.

Se comprendiamo il processo di ribaltamento della "Logica Corporea" verrà a galla 
la reale motivazione dei nostri gesti quotidiani e, piano piano, ci libereremo dal concetto di 
prestazione, uno dei peggiori nemici del praticante di Hatha Yoga.

La nostra maniera di muoversi, di parlare, di vestirsi, non dipende quasi mai dalle esigenze 
del corpo, ma dalla necessità di piacere agli altri.
"Il Tema è la Relazione", si dice spesso in questi tempi (lo dico pure io!)
Il problema è che per relazionarsi con gli altri, con la società o le micro-reti sociali 
(famiglia, amici, colleghi) indossiamo abiti di scena e interpretiamo dei ruoli, 
infischiandosene delle esigenze del corpo e delle emozioni da cui queste esigenze insorgono.
A forza di cercare di comunicare con l'esterno, di studiare le leggi delle relazioni, 
rischiamo di perdere contatto con la sapienza antica del corpo, unica via per riscoprire 
lo Stato Naturale.
Per uno hathayogin il tema principale non è la Relazione, il Tema è ESSERE.
E come si fa ad Essere se si assumono le posizioni e i comportamenti che devono farci 
accettare dalla società?

Il viaggio a ritroso verso lo stato naturale ci svela, pian piano, tutti i nostri bluff.
Smascherare se stessi è doloroso, e in molti casi, è meglio lasciar perdere.
Ma se ci si addentra nella via dello Yoga guardarsi in faccia diventa, invece, una necessità.
Quanti sono gli istruttori di yoga che evitano accuratamente di mostrare agli allievi 
le posizioni che non gli riescono?
Quanti sono quelli che nascondono le loro lacune dietro le comode ipocrisie 
del "Questo non mi risuona" o "Il mio maestro ha detto che non si fa così"?

Lo yoga pretende che ci si mostri nudi: è una via che toglie.
Fa piazza pulita di certezze e pregiudizi.
Ti fa vedere la tua faccia così com'è, senza belletti.
Arrendersi al corpo.
Questa è l'unica cosa possibilità.
E il corpo non è una macchina di muscoli, legamenti ed ossa, ma lo specchio delle emozioni.



Se ci si arrende svanisce il concetto di prestazione.
L'Ascolto Interiore, base della pratica fisica dello Hatha Yoga, non si accorda con 
la volontà di piacere o di stupire gli altri.
Studiare una postura che ci crea difficoltà, come, per molti, la spaccata frontale, 
significa innanzitutto comprendere cosa mi impedisce di assumere 
una posizione NATURALE.
Attaccare le gambe a corde e carrucole, farsi torturare da pesi e partner 
con tendenze sadomaso, nello Yoga non serve assolutamente a niente!



L'unica cosa che conta è la consapevolezza, lo scoprire, pian piano, cosa impedisce 
al mio corpo di esprimere le proprie, naturali, potenzialità.
Ma ritorniamo alle posizioni in apertura, naturali per l'essere umano, in assenza 
di patologie particolari.
Se un praticante di Hatha Yoga non riesce ad assumerle significa:

1) che non ha piena consapevolezza della geometria del corpo, 
ovvero che 
non sa come allineare le articolazioni e come muovere correttamente il corpo nello spazio.

2) che non ha piena consapevolezza del pavimento pelvico.

Per colmare queste lacune bisogna cominciare a diventare coscienti del movimento naturale 
del sistema osseo.

Il sistema osseo è dinamico, si muove continuamente seguendo l'andamento delle maree del liquido cerebro spinale.
Le ossa pari o gemelle (le costole per esempio) in inspirazione si allargono ed in espirazione si chiudono.
Le ossa impari (il sacro, per esempio) in inspirazione si flettono verso l'esterno ed in espirazione si allungano.

Facciamo un esercizio semplice semplice:

1)Apro le gambe quanto posso (anche 90° va bene) e, mani a terra, scendo, 
sempre quanto posso, con la schiena in avanti.
La posizione deve essere il più comoda possibile.

2)Porto l'attenzione sul mento e sul sacro.
In Inspirazione devo percepire un leggero movimento del sacro indietro e in alto 
e del mento in avanti e in alto.
In espirazione sia il sacro che il mento torneranno in asse e percepirò una spinta 
verso l'alto e verso il basso della colonna vertebrale.
Una volta percepito il movimento naturale cerco di assecondarlo spostando 
volontariamente il mento e il sacro.

3)Porto l'attenzione sulle costole e sulle ossa delle gambe.
In inspirazione ne devo percepire l'allargamento verso l'esterno ed in espirazione la chiusura.
Il movimento delle ossa delle gambe si tradurrà in una rotazione nella zona 
dell'articolazione coxo-femorale.
.

4)Adesso inspirando muovo consapevolmente il mento e il sacro in avanti e faccio ruotare le gambe leggermente all'esterno.
Espirando rilasso il più possibile il bacino e allungo la colonna, sempre con dolcezza.

5) Dopo aver per ripetuto per 9-18...108 cicli respiratori, mi fermo e ascolto il fluire delle energie. Dovrò percepire una specie di formicolio o una carezza sottopelle che, con la pratica, si trasformerà in una vibrazione.

6) Porto l'attenzione sul Pavimento pelvico visualizzandolo come un rombo
 i cui vertici sono: osso pubico, ischi, coccige.




Inspirando "allargo" il rombo: osso pubico e coccige si allargano sull'asse sagittale 
e gli ischi lateralmente.
Espirando cerco di rilassare e di allungare la colonna.
Continuo fin quando non percepisco una vibrazione e/o un formicolio nella zona del perineo.

7) A questo punto immagino che all'interno delle gambe ci sia un canale (uno per gamba) 
che dal piede porta all'ombelico passando per il pavimento pelvico.
Inspirando immagino che l'aria dai piedi arrivi all'ombelico facendo allargare 
il "ROMBO" del pavimento pelvico.
Espirando "faccio uscire l'aria dai piedi" allungando e allargando dolcemente le gambe.
Dopo 9-18...108 cicli respiratori mi fermo e cerco di percepire vibrazioni 
e/o formicolii nelle gambe, nel pavimento pelvico, nella zona del sacro.
Tiro su la schiena mi allungo e ripeto allargando un poco le gambe.......

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