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LO YOGA DEI NATH - SCONFIGGERE LA SIGNORA DEL SONNO




Nell'estate del 2013, all'Ashram di Cisternino, in Puglia, Rupchand,uno dei discepoli "storici di Babaji di Haidhakhan,  mi regalò un libricino di un centinaio di pagine, il "Gorakhvani" ("I SEGRETI DI GURU GORAKHNATH" - J.Amba edizioni).
Trovai la cosa per lo meno originale: era la prima volta che lo vedevo, Rupchand  e lui, senza  dire una parola, scelse tra le centinaia di libri dello Shop dell'Ashram il Gorakhvani e me lo porse chinando la testa.

I discepoli di Babaji, sono molto devoti, a volte sembrano animati da una fede così accesa che a me, che devoto non sono, pare pure eccessiva.
Non capivo perché Rupchand regalasse proprio a me un testo che aveva tutta l'aria di essere l'ennesima glorificazione, infarcita di Peace and Love, di quello che fino a quel momento per me era solo uno dei tanti Baba dell'India moderna.

Abbracciai Rupchand per ringraziarlo e  ficcai il Gorakhvani nello zaino.
Dopo un paio di giorni, decisi di darci un'occhiata e rimasi sbalordito:
Babaji di Hairakhan nel Gorakhvani insegna lo Yoga dei Nath, ll'Alchimia interiore di Boghanathar e Tirumular.





Il Gorakhvani, tenendo conto della, apparente, semplicità del Babaji "pubblico", è  sorprendente. E' pieno zeppo di citazioni delle scritture indiane (Veda e Purana), metafore tipiche del tantrismo e riferimenti alla numerologia. 

Ogni parola sembra contenere un insegnamento e il testo lo ribadisce spesso: 

"Ascolta Kamalo [....]Le mie parole sono i miei grandi Mantra."

Alcune frasi sono ripetute in maniera quasi ossessiva, secondo la tecnica dei cantastorie e dei poeti "a braccio". Ce ne è una in particolare, che riecheggia quasi in ogni pagina:

"Gorakhnath ha ottenuto la vittoria sul sonno".

Non è difficile intuire che si tratta di un espediente per portare l'attenzione del lettore/ascoltatore sul tema fondamentale dell'opera. 

E' una cosa comune nella filosofia indiana. 
Nelle tecniche di interpretazione dei testi sacri [NB: l'interpretazione fa parte del sadhana dell'Advaita Vedanta secondo gli insegnamenti di Shankaracharya] per ripetizione si intende la Pratica del Tema, अभ्यास abhyāsa

 In ambito tradizionale (Veda, Upaveda, Vedanta) il Tema viene ripetuto, tante volte (9, 18...108 ) da diventare un elemento ritmico. 

Se il Gorakhvani fosse un testo vedantico, il verso"Gorakhnath ha ottenuto la vittoria sul sonno" sarebbe senza dubbio. il TEMA della trattazione. 

Il Tema (abhyāsa), nel Vedanta, è collegato al Frutto 
(फल phala - फलम् phalam ) ovvero agli effetti sperimentabili con la pratica. Babaji è molto chiaro in proposito:

"Chiunque conquista il sonno conquista Mahakal".

Mahakal è il "Signore del Tempo", da lui scaturiscono i ritmi del cielo e le stagioni e le stagioni dell'uomo. 

Nel corpo, i ritmi sono scanditi dal fluire delle energie sottili nellenadi di destra [piṅgala nadi nella quale scorre "kuṇḍalinī di SOLE"] e di sinistra [iḍā nadi, nella quale scorre "kuṇḍalinī di LUNA"]. 

La"terza forma della Dea Serpente", kuṇḍalinī di FUOCO, è la Divoratrice del Tempo. nello Hatha Yoga, kuṇḍalinī di FUOCO, dopo aver dissolto e integrato SOLE e LUNA, risale al loto dei mille petali per poi ridiscendere fino al perineo, dando vita alla danza sacra della creazione.







Nel Gorakhvani, Babaji ci insegna che per sconfiggere MAHAKAL, il signore del tempo, ovvero per far innalzare e ridiscendere kuṇḍalinī di fuoco, bisogna "sconfiggere la Signora del Sonno" e questa, secondo me è la chiave per comprendere l'intero testo, ma prima di andare a conoscere la "Signora del Sonno" (ūrmyā, la dea vedica della notte) vorrei esporre una mia tesi: il Gorakhvani è un' upaniṣad, ovvero la testimonianza di una realizzazione e, assieme, un manuale d'istruzione.


 Per tentare di dimostrarlo devo, mio malgrado, accennare al sadhana vedantico e al tarka (il lavoro di riflessione, discussione e commento dei testi). 

Quando ne parlo, nelle lezioni e negli stage, il livello di attenzione scende vertiginosamente. Alcuni escono per improvvise necessità fisiologiche, altri mimetizzano gli sbadigli con smorfie mostruose, altri ancora, i più rispettosi, chiudono gli occhi fingendo di meditare. 

Di certo, almeno in parte, il calo di attenzione è spiegabile con il mio eloquio (diciamo che non ho il dono della sintesi...), ma ho il sospetto che dipenda anche da un'idea dello yoga un po' troppo naive in base alla quale si scambia l'esigenza della semplicità con il rifiuto dell'erudizione. 

Yogin come Abhinavagupta, Gorakanath o Shankara si intendono di anatomia, astronomia, grammatica, musica, danza ecc. ecc. 

Sono artisti e scienziati. Nello Yoga la semplicità, la naturalezza e la spontaneità, salvo casi eccezionali, vanno acquisite con lo studio e la pratica costante.




Ma torniamo al Gorakhvani: se è un libro "sacro" tradizionale, non va solo letto: va "PRATICATO". 


La tecnica di interpretazione e di "fruizione" di un testo tradizionale si basa su cinque "strumenti":
śravaṇa (ascolto), 
manana (meditazione nel senso di comprensione letterale e riflessione), nididhyasanam (letteralmente "sedersi a guardare il tesoro", la meditazione vera e propria),
samadhi (lo stato in cui "la mente riposa in se stessa"). 

L'ascolto, śravaṇa, di un libro consiste nel verificare se sia "tradizionale" o meno. Si tratta, cioè, di fare una prima lettura verificando la presenza di alcuni requisiti: se lo scritto [o l'esposizione orale] li possiede tutti è considerato "operativo". 

Diciamo la verità: se un testo piace e colpisce la mente e il cuore chi se frega se è considerato un testo "tradizionale" o no! 

E se non piace non ci sarà nessuno che riuscirà mai a farcelo piacere, e quindi comprendere, veramente. 

Quello di cui stiamo parlando, però è un caso particolare. si dice che Babaji di Hairakhan abbia lasciato solo tre insegnamenti: il karma Yoga inteso come il lavorare senza curarsi delle ricompense, la ripetizione del "NOME" [OM NAMAH SHIVAYA] e il sacrificio del fuoco.

 Il Gorakhvani, pieno di riferimenti alle pratiche alchemiche e alle scritture potrebbe essere il suo quarto dono. 

Studiarlo e analizzarlo come si fa [o si dovrebbe fare] con le upaniṣad potrebbe riservare delle sorprese.




I requisiti di un testo tradizionale sono 6:
INIZIO E FINE - RIPETIZIONE - UNICITA' - FRUTTO - ELOGIO - VERIFICA,
e secondo me il Gorakhvani li possiede tutti. 


Per dare un'idea del lavoro che ho fatto sul testo ho preparato uno schema nel quale, alla breve descrizione di ognuno dei sei requisiti corrisponde una citazione tratta dal testo di Babaji:

1) INIZIO E FINE (उपक्रम upakrama e उपसंहार upasaṃhā) significa che in un testo tradizionale l'inizio e la fine di ogni singolo capitolo devono essere legati tra loro ed esporre con chiarezza il tema trattato
Gorakhvani, pg. 55, inizio capitolo -


"[...] 1 settembre 1976, mattino. Gorakhnath parla. Ascolta attentamente Kamalo. Ora ti darò gli insegnamenti segreti[....].


Pg. 61 fine capitolo -


" Le mie parole sono i miei grandi mantra[...] Gorakh adesso se ne va nel nord dell'Himalaya. Oggi la gente riposerà qui".


2) RIPETIZIONE DEL TEMA (अभ्यास abhyāsa), come ho già scritto il tema del Gorakhvani è
"la sconfitta del Sonno"


3) UNICITA' E STRANEZZA (अपूर्वता apūrvatā), un testo deve essere originale e deve al tempo non essere in contrasto con la "Filosofia perenne" (Sanatana Dharma), nel caso del Gorakhvani non mi sembra ci possano essere dubbi.


4) FRUTTO, RISULTATO PREVISTO (फल phala o फलम् phalam), nel Gorakhvani il frutto è
"la conquista del Tempo"


5) ELOGIO, CELEBRAZIONE (अर्थवाद arthavāda).
Gorakhvani (p.e.) pg. 63:


" Vieni Maestro Gorakh, mi inchino a te ripetutamente. Tu sei il supporto dei tre mondi, dei nove luoghi segreti, e dei quattordici regni"


6) VERIFICA LOGICA (उपपत्ति upapatti), ovvero la dimostrazione attraverso il ragionamento e la citazione di eventi passati e di brani delle scritture, della validità delle tecniche esposte nel testo.


Gorakhvani, (p.e.) pg. 71:


"[...] Immergiti in quel lago d'amore, Kamalo, dove risiede il Signore Samba Sada Shiva. Io ho dato questo nettare d'amore al re Gopichand, l'ho dato a Chandraval, a Bhartri."


Il Gorakhvani, per quel che mi riguarda, è un testo sacro, la testimonianza di una realizzazione e, assieme , un manuale d'istruzione. Comprenderlo significa acquisire la conoscenza dello Yoga dei Nath. Così, almeno, dice Babaji:




Dhanyan, Almora, 2 ottobre 1976

"[...] Kamalo dice:
Balihari Shri Gorakh Baba, vittoria a te!
Tu hai dato così tanti insegnamenti in così poco tempo.
L'intero Universo nel cuore
medita ai tuoi piedi.-
Shri Gorakh dice:
-Sei stato meraviglioso Kamalo.
In un momento hai rubato tutta la conoscenza di Gorakh
."

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